In quel di Harvard il gruppo coordinato da Ronald Kahn si è chiesto come mai l’obesità e il diabete fossero associati a un aumento dei tassi di ansia e depressione, sospettando un coinvolgimento della funzionalità intestinale. Per capire il rapporto tra microbioma intestinale e resistenza all’insulina cerebrale in questi disturbi, lo studio di Kahn ha valutato i comportamenti e l’azione dell’insulina nel cervello dei topi con obesità indotta dalla dieta (DIO) con e senza trattamento antibiotico.
Si è scoperto che i topi DIO (ovvero nutriti con una dieta che provoca uno stato di obesità) hanno comportamenti che erano proporzionali all’aumento dell’ansia e della depressione; contemporaneamente si verificava una diminuzione della segnalazione di insulina e un aumento dell’infiammazione nel nucleo accumbens e nell’amigdala.
Se i topi venivano trattati con metronidazolo orale o vancomicina diminuiva l’infiammazione, migliorava la segnalazione di insulina nel cervello e si riducevano i segni di ansia e depressione. L’elemento interessante era dato dal fatto che questi effetti erano associati a cambiamenti nei livelli di triptofano, GABA, BDNF, amminoacidi e acilcarnitine, situazioni ampiamente trasferibili a topi privi di germi mediante trapianto fecale.
La conclusione è quindi che cambiamenti nel microbiota intestinale possono controllare i livelli di segnalazione e di metaboliti dell’insulina cerebrale, causando a loro volta comportamenti alterati.
Soto, M., Herzog, C., Pacheco, J. A., Fujisaka, S., Bullock, K., Clish, C. B., & Kahn, C. R. (2018). Gut microbiota modulate neurobehavior through changes in brain insulin sensitivity and metabolism. Molecular Psychiatry, 23(12), 2287–2301. http://doi.org/10.1038/s41380-018-0086-5
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