La morte della medicina

di Vincenzo Minuto, Medico Veterinario – LINK

Lo tsunami ci ha travolto lasciando un mare di macerie, l’onda si sta ritirando portando tonnellate di mascherine e guanti verso il centro del mare e noi siamo qui a chiederci cosa è successo e perché è potuto accadere.

Si contano i morti, i danni materiali ma anche quelli morali come lo spettacolo indecoroso fornito dalla medicina, dai troppi galli nel pollaio e dalle tante code di pavone aperte a ruota alla ricerca di visibilità, dalle tante opinioni contrastanti sbandierate ai quattro venti a fare da contraltare ai medici di frontiera ed al personale sanitario spedito come carne da macello a combattere la pandemia, ad affrontare la belva a mani nude senza presidi adatti. Tamponi e controlli servono per i calciatori, il personale ospedaliero può anche morire.

La medicina sta morendo: quando ero bambino se sognavi di diventare il direttore di un ospedale ti dovevi laureare in medicina, oggi ti devi laureare in economia, oggi è tutto prestabilito, tutto è protocollo, ci dicono cosa è giusto fare, quali sono le cure consentite e quali sono quelle proibite e se esci dal coro sei emarginato e la tua carriera finisce li, il giuramento di Ippocrate ha ceduto il passo a quello di Ipocrita.

Ci hanno detto che il Covid19 poteva evolvere in polmonite interstiziale e ce lo hanno detto senza prove, visto che il Ministero della salute “sconsigliava” con una apposito comunicato, le autopsie sui morti durante tutto il periodo della pandemia, morto e cremato in automatico senza neanche vedere di cosa eri morto. E quale pazzo andrebbe contro le linee guida ministeriali? Quanto durerebbe la sua carriera?

Fortunatamente un pazzo c’è stato, il dottor Andrea Giannetti, capo del dipartimento di Anatomia Patologica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che a partire dal 23 marzo ha deciso di trasgredire agli ordini superiori ed ha scoperto con una “sconsigliata” autopsia che i polmoni dei deceduti non presentavano polmonite interstiziale ma un disseminio di microcoaguli venosi. A quei polmoni non era venuto a mancare l’ossigeno, semplicemente non ci arrivava il sangue per prenderlo. Miliardi di euro investiti in apparecchi per la ventilazione assistita a pazienti che, probabilmente, avrebbero potuto evitare quello strazio con altre terapie e che probabilmente avrebbero evitato prima la coagulazione intravasale disseminata senza arrivare alla terapia intensiva.

La medicina sta cambiando, il medico sta progressivamente perdendo autonomia nelle scelte terapeutiche per dover sottostare a protocolli già scritti. Sono pochi quelli che si assumono ancora la responsabilità di una diagnosi, solo analisi, tante analisi e pochissime visite, le strategie per guarire vengono scelte consultando solo le carte, il paziente non lo tocco nemmeno.

Il grande comitato scientifico nominato e strapagato per guidarci nella fase 2 ha avuto il coraggio di imporre una ridicola sanificazione (ovviamente a pagamento) ai negozi chiusi da 70 giorni che volevano riaprire, quando tutto il mondo sa che il virus in ambiente muore in poche ore. Il covid19, se c’era, era inattivato il 12 marzo ma il 15 maggio si doveva chiedere un nuovo contributo economico a chi era già sul lastrico spacciandolo per scienza.

Non parliamo poi della medicina veterinaria, ci sono farmaci per umani che funzionano meglio sugli animali e non lo dico io ma la letteratura scientifica, ma la legge mi impone di prescrivere solo quello veterinario lasciandomi la chance di poter prescrivere quello più efficace solo dopo aver documentato l’inefficacia di quello “obbligatorio”: in pratica devo prima farlo stare male e poi documentare il tutto e segnalarlo alla farmacovigilanza per poter poi prescrivere il farmaco giusto sperando che il paziente sia ancora vivo. Devo applicare in prima istanza la terapia che un burocrate ha scelto per me… E il mio giuramento di agire in “scienza e coscienza dove va? Devo far star male il mio paziente o rischiare migliaia di euro di multa?

I politici ormai decidono le linee guida e i giornalisti manipolano le informazioni dando priorità assoluta a quello che conviene. C’è stato un momento in cui una singola morte per morbillo poteva essere la notizia d’apertura di un TG nazionale e, nessun telegiornale ha detto che dal 2017 sta risalendo il contagio AIDS fra i giovani Italiani; purtroppo per l’AIDS non c’è vaccino e poi si dovrebbe parlare di profilattico ma qualcuno in alto non vuole.

Non voglio sminuire l’efficacia dei vaccini, ma il solo fatto che un medico umano, se pubblica un suo dubbio sulla terapia vaccinale, corre il rischio di essere radiato e licenziato mi fa rabbrividire. Era dai tempi di Mussolini che non si sentiva più parlare del reato d’opinione.

La storia della medicina è fatta di uomini, di intuizioni, di esperienza. Il grande medico è colui che lascia sempre una porta al dubbio, se lo trasformiamo in un notaio che ratifica protocolli scelti da burocrati perdiamo un patrimonio di risorse umane enorme, ma purtroppo il buonsenso spesso ci impone di chinare la testa, incassare i soldi e fare il conto alla rovescia aspettando la pensione.

Perché cercare guai? Che tristezza…

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