Arsenicum album 30CH e la grande lezione agli omeopati

di Andrea Dei, da “Omeopatia33” del 12 gennaio 2024

La sopravvivenza delle persone è legata all’esistenza di un sistema immunitario innato, che non è specifico, e da un sistema immunitario adattativo, che sembra sia originato dal primo e che presenta un’alta specificità. Il primo è costituito da un insieme di cellule specializzate come i macrofagi, i neutrofili, le cellule Natural Killer e così via, la cui funzione è di riconoscere e combattere anche nel giro di pochi minuti agenti patogeni come virus o microrganismi estranei all’organismo. Questo processo avviene attraverso un sistema di recettori, che viene ad essere definito come proteine Toll-Like, che sono espressi su molte cellule. Il sistema adattativo fornisce una risposta specifica nei confronti dell’agente patogeno, ma per essere attivato l’organismo se lo deve costruire e il processo richiede 7-9 giorni. Pertanto la sopravvivenza, in attesa della eliminazione del patogeno intruso, è affidata al sistema innato, anche se non specifico.
Nel corso degli studi sul Covid-2 è stato notato un grande beneficio di protezione dall’assunzione di Arsenico album 30CH (triossido di diarsenico) e alcuni giorni fa un gruppo di ricercatori indiani ha pubblicato un articolo su Scientific Reports di Nature i risultati di uno studio in vitro sull’argomento​1​. Lo studio è molto buono e rivela che la soluzione omeopatica: a) contiene un significativo numero di nanoparticelle cristalline di Arsenicum album (massimo 15 nanometri, rilevate mediante diffrazione raggi X e microscopia elettronica a trasmissione); b) è in grado di promuovere una polarizzazione di tipo M1 dei macrofagi con conseguente attività pro-infiammatoria (evento rilevato mediante SERS, Surface Enhanced Raman Scattering). A questo si associa una sovraespressione cellulare nella produzione di citochine, TNF, Interleuchina 6 e COX-2. Tuttavia l’aspetto più rilevante dello studio, secondo gli autori, è stata la caratterizzazione delle nanoparticelle di ossido di arsenico allo stato cristallino. E questo fa riflettere.
Il mondo dell’omeopatia, parafrasando la compianta Michela Murgia, è come la democrazia e cioè un mondo demenziale caratterizzato dal dissenso. Pertanto questi risultati sono altamente indigesti per coloro che recitano a soggetto il “Manuale del perfetto omeopata strettamente osservante”. Come anticipato ormai cinque anni fa (il 15 marzo 2019) in un Congresso SIOMI in una sessione alla quale rinunciò a partecipare un noto nome del mondo omeopatico (forse temeva di andare all’inferno), la tecnologia ha permesso di chiarire il fatto che i prolegomeni interpretativi della metodologia omeopatica erano fondamentalmente sbagliati. Un farmaco omeopatico funziona semplicemente perché contiene molecole di principio attivo, ne’ più ne’ meno come tutti i farmaci, e a causa della flottazione del soluto le sue soluzioni sono “non-soluzioni”, usando un’espressione criticabile che io introdussi anni fa​2​, nel senso che è disomogeneo. Questo fa sì che il processo di diluizione avvenga (si osserva infatti l’ormesi), ma con modalità diverse da quelle aspettate. Pertanto l’omeopatia altro non è che farmacologia delle microdosi in senso classico.
La scienza è nata perchè Anassimandro, Anassimene e Pitagora hanno contestato le affermazioni del maestro, Talete di Mileto. Quando nessuno si è provato a contestare, la scienza si è fermata. Basti pensare a quello che ha fatto Aristotele, che l’ha bloccata fino a Galileo. Ma questo è ancora considerato appropriato per chi continua a abbeverarsi alle dottrine hahnemanniane senza fiatare. Purtroppo le fantasie sfrenate di molti omeopati vengono frustrate da un fato matrigno nelle vesti di evidenza sperimentale, che li ha costretti a rinunciare a formulare una serqua di proposizioni oniriche quali la memoria dell’acqua, fantastupidaggini come il principio di non località, interpretazioni ridicole di quantomeccanica, picareschi domini di coerenza, o addirittura misteriose forze misteriche, che promuovevano la gioia del CICAP.
La soluzione è facile e, oltre che agli omeopati pinzocheri e bacchettoni, dovrebbe bruciare parimenti ai giullari e ai saltimbanchi della medicina ortodossa, che hanno scritto libri e sproloquiato senza ritegno con conduttori di comodo, negando il primo principio che deve seguire uno scienziato: rifarsi ai dati sperimentali (che loro non hanno mai ottenuto) e non costruire una realtà basandosi sui propri pregiudizi che spesso fioriscono a pagamento. Forse sarà per questo che molti omeopati e esponenti della medicina ortodossa si son ritrovati abbracciati a fare il tifo contro la SIOMI e la sua linea di pensiero, celebrando il sesto livello dell’imbriacatura dell’anarchico: la negazione dell’evidenza. Così come responsabilità grande hanno avuto le industrie omeopatiche, che non hanno voluto intuire per motivi di bottega la potenzialità della disciplina, rifiutandosi di portare avanti un progetto scientifico serio. Il valore sociale dell’omeopatia e il suo patrimonio che permetterebbe lo sviluppo di gran parte delle scienze omiche è sotto gli occhi di tutti, ma il tentativo di seppellire il suo grande insegnamento è patente. Ma fino a quando esistono gruppi di ricercatori che fanno lavori come quello che stiamo commentando, la speranza rimane, perché, guardando in alto, c’è sempre un arcobaleno.

  1. 1.
    Rath S, Jema J, Kesavan K, et al. Arsenic album 30C exhibits crystalline nano structure of arsenic trioxide and modulates innate immune markers in murine macrophage cell lines. Sci Rep. 2024;14(1):745. doi:10.1038/s41598-024-51319-w
  2. 2.
    Dei A. Hormesis and Homeopathy: Toward a New Self-Consciousness. Dose Response. 2017;15(4):1559325817744451. doi:10.1177/1559325817744451

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