di Gino Santini – Da “Omeopatia33” del 10 marzo 2023
Una volta si diceva che il tempo è galantuomo; oggi possiamo aggiungere che è anche inesorabilmente perfido contro coloro che si sentono i depositari della verità assoluta su argomenti che, purtroppo per loro, conoscono molto poco. Il mio riferimento è un noto scettico che decise a suo tempo di sbarcare il lunario iniziando una crociata anti-omeopatia, al punto che scrisse (scripta manent): “L’omeopatia sta sparendo e sarà solo un ricordo di un momento selvaggio della nostra storia”.
Purtroppo per lui in questi giorni è arrivato sulle nostre scrivanie il sondaggio commissionato da Boiron a Harris Interactive e vieni a scoprire non solo che il 66% degli italiani conosce l’omeopatia, ma anche che il 77% la ritiene complementare alla medicina convenzionalmente intesa, mostrando che finalmente il lavoro che la Siomi (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata) ha condotto dal lontano 1999 e lungo tutti questi anni qualche risultato lo ha portato.
Andando a leggere più in profondità i dati analitici si viene a scoprire che sei italiani su dieci pensano di ricorrere all’omeopatia in futuro e che tale scelta si basa su vari punti di forza riconosciuti ai medicinali omeopatici: sono naturali e, quindi, senza rischio di effetti collaterali (57%); consentono di non utilizzare farmaci chimici (45%); rappresentano un trattamento efficace (26%) e un’alternativa migliore per la propria salute (24%). Da sottolineare che tra coloro che ne ipotizzano l’utilizzo in futuro, quasi la metà afferma che si rivolgerebbe prima a un medico omeopata oppure a un medico generico, mentre il 40% chiederebbe direttamente al proprio farmacista. È, infatti, emerso che il 72% degli italiani riconosce la farmacia come il luogo più adatto per l’acquisto dei medicinali omeopatici. Infine, mentre il 38% degli italiani vorrebbe che l’omeopatia fosse proposta più spesso dagli specialisti della salute, circa il 40% vorrebbe associare l’omeopatia alle terapie convenzionali.
Ne consegue l’importanza di un livello adeguato di informazione che deve arrivare ai pazienti attraverso medici e farmacisti che conoscano vantaggi e limiti di una metodica che è diventata una delle colonne portanti della Medicina Integrata; il rischio è che, altrimenti, viene lasciato spazio alle voci incontrollate e scarsamente affidabili di chi (l’esempio del suddetto scettico è emblematico) unisce alla scarsa conoscenza della materia le scorie di un fanatismo che di scientifico ha veramente poco.
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