di Gino Santini, su “Omeopatia33” del 22 ottobre 2015
Le parole con le quali O. Leeser, un esperto cardiologo di Berlino, si presenta all’Assemblea Annuale della Società Britannica di Omeopatia risalgono al 28 giugno 1934, ma sono avvolte di una lucida consapevolezza che le catapulta ai giorni nostri. Leeser critica l’atteggiamento rigido e conservatore della medicina accademica del suo tempo accusandola di non avere mai preso in considerazione lo studio della costituzione umana, come invece fa l’omeopatia.
Nella pratica, supera la ben nota questione della imponderabilità del medicinale omeopatico sottolineando come sia inutile una raccolta formalmente ineccepibile della storia clinica di un paziente, quando poi si effettua una prescrizione solo sulla sintomatologia più recente, solo perchè più evidente. L’esatto contrario di quello che fa un omeopata, che già soltanto per questo apre le porte ad una metodologia più ricca e palpitante, anche senza arrivare alla prescrizione di uno dei tanti rimedi capaci di peggiorare l’ulcera di Garattini.
La medicina accademica è doverosamente (e rigidamente) costruita intorno alla diagnosi, raggiunta la quale stende una terapia altrettanto rigidamente imposta da una delle tante ferree linee guida. E si ferma, considerato esaurito il suo compito, mentre per l’omeopata il vero lavoro comincia in quel momento.
Le patologie non nascono casualmente, così come non guariscono spontaneamente, ma deve sempre intervenire una serie di meccanismi di adattamento, quegli stessi meccanismi che il modello omeopatico costituzionale riunisce nelle tre strategie principali: psorica, sicotica e tubercolinica. Si supera il concetto hahnemaniano di “miasma”, sorprendente per quel tempo ma limitato ad un aspetto negativamente patologico, per decodificare anche l’aspetto fisiologico che in ogni costituzione viene indirizzato dalle stesse forse di adattamento. Un bellissimo e ancora misconosciuto processo dinamico che nasce fin dalla fusione dei patrimoni genetici germinali e che viene progressivamente modificato dalle spinte ambientali fin da quando il feto comincia a formarsi nel grembo materno; un meraviglioso divenire che raggiunge nella maturità la migliore strategia difensiva, che viene scritta epigeneticamente nel patrimonio genetico e che garantisce alla prole la puntuale disponibilità di un lavoro così complesso. Secondo Leeser la medicina moderna non è ancora pronta per allargare una visuale troppo ancorata allo scientismo esasperato: difficilmente – aggiungiamo noi – menti formate rigidamente riescono ad allargare i propri confini considerando elementi che, come nel caso delle costituzioni, sono sotto gli occhi di tutti. Ma è lo stesso Leeser a rassicurarci: il tempo gioca a favore dell’omeopatia…
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