di Gino Santini, su “Omeopatia33” del 10 gennaio 2020
Gli attacchi verso l’omeopatia, puntuali come cartelle esattoriali, sono spesso caratterizzati da un elemento che li lega tutti: una notevole inconsistenza dell’interlocutore riguardo la conoscenza dell’argomento criticato. Polemiche di scarso spessore, si diceva, ma portate avnti con una protervia degna di miglior causa, che non viene neanche scalfita da chi, come Alberto Laffranchi, si difende con una disamina molto puntuale dal punto di vista della propria esperienza clinica.
Per capire questi atteggiamenti a volte portati con la veemenza di un tifoso calcistico, una volta scartata la malafede ci viene in aiuto la psicologia (con buona pace di Corbellini): infatti molto frequentemente le persone, quando decidono di affrontare un argomento nuovo e sconosciuto, tendono a sopravvalutare le proprie capacità di comprensione. Sono le conclusioni alle quali sono giunti Justin Kruger e David Dunning in un lavoro pubblicato qualche anno fa sul Journal of Personality and Social Psychology, voce ufficiale dell’American Psychological association, e che hanno dato il nome a questo caratteristico atteggiamento psicologico.
Gli autori suggeriscono che questa sopravvalutazione si verifica, in parte, perché gli individui che non sono qualificati in questi settori subiscono un duplice onere: non solo queste persone raggiungono conclusioni errate e fanno scelte sfortunate, ma è la loro stessa incompetenza che li deruba della capacità metacognitiva di realizzarla. Dopo avere sottoposto dei volontari a test specifici, gli autori hanno scoperto che i partecipanti che appartenevano alla soglia inferiore dei risultati avevano ampiamente sovrastimato le loro prestazioni e le loro capacità: mentre i loro punteggi li classificavano al 12° percentile, loro si stimavano in media al 62°. Diverse analisi hanno collegato questa errata calibrazione in un evidente deficit nell’abilità metacognitiva o nella capacità di distinguere l’accuratezza dall’errore.
Come abbiamo detto all’inizio, questa diventa una situazione irrecuperabile nel caso in cui il target degli individui in contrapposizione abbia finalità concrete (una necessità di visibilità, un tornaconto economico, etc.); viceversa sono gli stessi autori del lavoro che riconoscono la possibilità che un aumento delle competenze metacognitive possa risolvere il problema. Se il livello culturale e la voglia di confrontarsi positivamente lo consentono, è possibile che questi individui siano aiutati nel riconoscere i limiti delle loro capacità. Un motivo in più per essere ottimisti…
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