di Tiziana Ciavardini, “Eurocomunicazione” del 17 aprile 2020 – LINK
«Una proposta che non può neanche essere presa in considerazione, diciamo che evito di parlare di temi scientifici per evitare di incorrere in strafalcioni come ha fatto il prof. Burioni in materia di libertà di stampa, ciascuno rispetti le competenze altrui, senza invasioni di campo». È questa la dichiarazione del presidente dell’Ordine dei giornalisti nazionale Carlo Verna in risposta alla provocazione lanciata dal virologo Roberto Burioni (professore ordinario all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano). In esclusiva per Eurocomunicazione abbiamo sentito telefonicamente il presidente Verna il quale non intende alimentare, almeno per il momento, ulteriori polemiche sulla vicenda che vede un team di esperti guidato da Roberto Burioni presentare al governo un piano preciso per ricominciare dopo l’emergenza Coronavirus.
L’attuale crisi sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 ha portato sicuramente con sé, un’Infopandemia, (cit. Marino D’Amore) ovvero un’esplosione di informazioni, in particolare sui canali digitali e sui social network, che non sono sempre verificate. Se il Coronavirus oggi rappresenta il piú grande nemico che il mondo sta affrontando, in queste ultime settimane il linguaggio con il quale viene rappresentato appare spesso confuso e fuorviante. Le attuali misure restrittive dell’ultimo decreto (Dpcm 10 aprile 2020), hanno prolungato di fatto le restrizioni alla circolazione individuale fino al 3 maggio prossimo. Il dopo risulta ancora incerto, ma non é sicuramente azzardato tentare le previsioni per una possibile riapertura delle attivitá e ipotizzare dunque un ritorno alla normalitá. A tal proposito Roberto Burioni insieme con altri docenti, ha pubblicato su Medical Facts un documento in cui si propone una riapertura dell’Italia che rispetti norme sanitarie-scientifiche ben precise.
«La grande epidemia italiana da Covid-19» – spiegano i docenti – «non dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia conosciuta. In altre parole, dovrebbe arrivare a un plateau sia come numero di nuovi casi, che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza rapidamente nel giro di alcune settimane». Quando questi auspicabili segni di rallentamento del contagio saranno realtà sarà importante discutere su strategie sanitarie che limitino i danni del virus. Si passerà allora da “fase pandemica” a fase “endemica” che dovrà poi essere mantenuta sotto controllo. L’unico strumento» – spiega il team di esperti – «che ci potrà proteggere contro il ritorno del virus è l’immunità naturale, ma questa senza la presenza di un vaccino che immunizzi la popolazione è ancora debole e ci potrebbe esporre ad una “ricaduta” nell’epidemia e conseguenti misure di contenimento.
Fino a qui tutto bene. Ci siamo affidati ormai da qualche tempo alla competenza di studiosi scienziati ed esperti della medicina al quale abbiamo messo tra le mani la nostra salute, convinti che ci stiano suggerendo le linee migliori per affrontare e debellare il Coronavirus. Quando peró uno scienziato come Burioni e gli altri nel suo team pretendono di improvvisarsi giornalisti o addirittura se non peggio affiancare i giornalisti al fine di controllare e veicolare le notizie sul virus, la vicenda diventa non solo sorprendente ma anche sospetta. Nelle cinque proposte dirette al governo da parte di Medical Facts ci soffermiamo sulla numero 5 che cita:
5) Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente).
Da quando lo scienziato deve spiegare al giornalista come deve scrivere una notizia? Non é forse una forma di bavaglio nella speranza di divulgare solo notizie veicolate che farebbero comodo agli scienziati stessi? Se in questo periodo ci siamo trovati davanti a diversi racconti da parte dei mass media spesso amplificati in cui veniva suggerito uno scenario apocalittico probabilmente la fonte non era il giornale ma lo scienziato di turno. Quante volte ci siamo sentiti dire che era una “semplice influenza” quando si trattava di ben altro. Chiediamoci onestamente quanta confusione è stata fatta nelle ultime settimane, da parte degli “scienziati stessi” i quali alle prese con un virus ancora da capire si sono trovati a fare dichiarazioni fuorvianti a volte anche controproducenti. Se abbiamo letto notizie discordandi, spesso diatribe tra scienziati di diverso orientamento, la colpa non possiamo sempre darla al giornalista di turno colpevole solo di aver riportato la notizia dichiarata.
Non era lo stesso Roberto Burioni l’esperto virologo, che in una puntata di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, andata in onda lo scorso 2 febbraio aveva dichiarato: «In Italia in questo momento il rischio di contrarre il coronavirus è zero»? Infatti, neanche venti giorni dopo, purtroppo, nel Belpaese è scoppiata la pandemia che ha causato un numero altissimo di vittime e di contagi. Forse dovremmo consigliare al professor Burioni di continuare a fare il proprio mestiere senza mai intromettersi in campi che non gli competono. Oggi in Italia oltre alla preoccupazione sull’epidemia CoronaVirus e alla paura dell’incerto futuro abbiamo anche tanta confusione che accompagna le nostre giornate. Confusione non certo alimentata dai mezzi di comunicazione, ma da chi quei mezzi li usa quotidianamente, a volte, per riferire sull’epidemia, altre, direi spesso, per gonfiare il proprio ego.
Mi sembra il minimo. Non sapevo che il Burioni nazionale si fosse allargato anche a commenti tecnici sulla libertà di stampa e bene fa Carlo Verna a stigmatizzare queste “uscite” infelici. Chissà se prima o poi qualcuno lo toglierà da questo piedistallo autocostruito…