di Gino Santini, da “Omeopatia33” del 12 aprile 2024
Di omeopatia se ne parla molto, anche se non sempre a proposito. Quando i media se ne vogliono occupare, raramente questo avviene per un sincero interesse informativo verso i propri lettori/spettatori; più frequentemente si cerca la contrapposizione con lo scettico di turno, sperando in una bella rissa dialettica, in genere organizzata a senso unico, che faccia guadagnare qualche click di accondiscendenza o qualche decimo di share. Sperare di più in uno scenario del genere, ricco di pseudocompetenti dal pensiero ossessivo, non credo sia possibile, anche perchè altrimenti di questi personaggi, senza un nemico contro il quale scagliarsi ciecamente e in ogni momento, nessuno saprebbe nulla e resterebbero nella loro grigia e ignota quotidianità professionale.
Verrebbe allora da chiedersi: su cosa poggiano le critiche all’omeopatia? Si parla di salute, quindi giusto che ne parlino i medici, magari con quel filo di competenza che impedisca loro di disperdersi in improbabili luoghi comuni, con i quali spesso vengono farciti prodotti editoriali di scarso livello ma che qualche soldino a casa lo portano comunque proprio in virtù dei canali di comunicazione di cui sopra. Rimane il fatto, però, che per criticare con un minimo di competenza bisognerebbe avere una minima quanto augurabile dimestichezza con le pubblicazioni scientifiche sull’argomento, altrimenti si finisce come il Bassetti di turno che ci ricorda che l’omeopatia non è efficace contro il cancro: a parte la scelta infelice di un tema critico per la medicina tutta, è un po’ come ricordare a Cracco che nella carbonara non ci va la panna.
Il fulcro di questa discrasia scientifico-comunicativa è stato affrontato recentemente su Heliyon1 dal gruppo di Stephan Baumgartner, che si è chiesto se tutto questo pensiero-contro verso l’omeopatia in termini di comunicazione avesse delle solide radici scientifiche. Seguendo questo obiettivo sono state setacciate le banche dati più utilizzate dai ricercatori (EMBASE, Web of Science, PubMed, etc.) selezionando accuratamente tutte le pubblicazioni scientifiche “contro” l’omeopatia pubblicate da riviste peer-review fino al 2020. Un ulteriore filtro a garanzia della correttezza del lavoro è stato prendere in considerazione solo gli articoli che assolvevano al criterio IMRaD, ovvero uno schema descrittivo che comprendesse “introduzione, risultati, discussione e metodi”, per evitare che interpretazioni personali (se non addirittura aneddotiche) prendessero il sopravvento su genuini parametri scientifici di ricerca. Fatto sta che l’opera di filtro effettuata ha drasticamente ridotto il numero delle pubblicazioni degne di considerazione da 5139 a quindici articoli in grado di esplicitare al meglio il criticismo concettuale della disciplina. Piccola annotazione a margine, solo quattro dei quali entro i criteri IMRaD.
La questione non è di lana caprina, perché il modo migliore per verificare lo status scientifico dell’omeopatia è proprio evidenziarne in modo serio e oggettivo le critiche concettuali nate da un accurato processo di ricerca. Su questa base gli argomenti sono stati classificati in cinque gruppi: conflitto con gli attuali principi scientifici, mancanza di basi metodologiche, argomentazioni costruite su teorie empiriche, considerazioni etiche con conseguenze sociali, mancanza di evidenza clinica. Con questa premessa, suggeriscono gli autori, diventa molto più lineare nonché più corretto effettuare un approfondimento razionale al problema. Semplice, ma geniale.
Rimane l’evidente contrasto tra la visione complessivamente negativa trasmessa dai media, forse eccessivamente influenzati dai suddetti personaggi in cerca di facile notorietà, e la mancanza di analoghe e adeguate basi di letteratura scientifica a supporto di tale tesi. Utile sottolineare che il criterio IMRaD viene utilizzato proprio per fare sì che un articolo scientifico possa mostrare ciò che è stato svolto in modo chiaro, comprensibile e dettagliato, in modo che altri ricercatori possano poi valutare, comprendere, criticare e riprodurre: nel caso della critica all’omeopatia, se vogliamo prendere come riferimento la famosa “comunità scientifica” (di cui spesso ci si riempie la bocca a sproposito), è sorprendente come il tutto si appoggi su argomentazioni e ricerche che, per restare in argomento e sottolineare il paradosso, hanno proporzioni davvero infinitesimali.
- 1.Schulz V, Ücker A, Scherr C, Tournier A, Jäger T, Baumgartner S. Systematic review of conceptual criticisms of homeopathy. Heliyon. 2023;9(11):e21287. doi:10.1016/j.heliyon.2023.e21287
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