di Franco Bechis, su “Il Tempo” del 1° maggio 2020 – LINK
Sono ultimi in classifica mondiale per la bibbia della scienza – Scopus- i virologi che hanno imposto la chiusura dell’Italia al governo. La sorpresa certo non felice viene dalla classifica di valutazione degli esperti che in tutto il mondo stanno affiancando le autorità politiche nella guerra al coronavirus. Scopus valuta con un punteggio- l’H-Index– il prestigio e l’attendibilità di tutti gli scienziati, tenendo conto dei titoli accademici di ciascuno, delle pubblicazioni scientifiche e del numero di citazioni dei loro lavori nel tempo da parte di altre pubblicazioni scientifiche. Il punteggio più alto al mondo in questa classifica della guerra al coronavirus ce l’ha un professore italo-americano, Anthony Fauci (174), che dovrebbe essere il virologo di riferimento del presidente Usa Donald Trump, che pure spesso lo critica e fa di testa sua. In quel sistema di valutazione una suffiuciente mediocrità si raggiunge sopra i 50 punti, una certa autorevolezza al di sopra degli 80, e così salendo fino alla eccellenza. In Italia ne abbiamo solo tre di cui possiamo essere in qualche modo orgoglioso, ma non sono consulenti del governo e anche in tv si fa ricorso a loro raramente.
Si tratta di Alberto Mantovani dell’Humanitas (167), Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri (158), e Luciano Gattinoni (84) che lavora però in Germania, all’università di Gottingen. Discreto prestigio hanno anche Paolo Ascierto (63) dell’Istituto nazionale dei tumori, Giuseppe Ippolito (61) direttore scientifico dello Spallanzani, Giovanni Rezza (59) dell’Iss e Massimo Galli (51) del Sacco di Milano. Vicini alla sufficienza il virologo di fiducia della Regione Veneto, Andrea Crisanti (49) e Ilaria Capua (48) che lavora in Florida. In ogni caso ad anni luce di distanza da un Fauci, da un Mantovani e da un Remuzzi. Tutti gli altri giudicati ampiamente insufficienti dalla comunità degli scienziati. Voti bassini o bassissimi proprio per quelli che vanno per la maggiore nelle trasmissioni televisive come “esperti”. Come Walter Ricciardi (39) preso come consulente dal ministero della Salute. O Pier Luigi Lopalco (33) che pure è ospite fisso dei talk show. Bassissimo il giudizio su Roberto Burioni (26), virologo che andò per la maggiore quando si imposero i vaccini a tutti gli italiani e oggi arruolato come ospite fisso da Fabio Fazio nel suo Che tempo fa. In fondo alla classifica Maria Rita Gismondo (22) la virologa che derise le preoccupazioni sul coronavirus ritenendo l’epidemia assai meno distruttiva di una influenza e che non a caso è stata assoldata come “esperta” di riferimento dal Fatto Quotidiano dove scrive Andrea Scanzi che a fine febbraio disse assai di peggio insultando chi aveva paura del virus “che non farà morti” in un video che passerà alla storia come il più clamoroso infortuniuo giornalistico del dopoguerra. Ad avere voti più bassi di Burioni e della Gismondo ci sono però il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro (21) cui il governo ha di fatto affidato la guida delle decisioni sul coronavirus, Fabrizio Pregliasco (14) e Giulio Tarro (10), disprezzato dalla comunità scientifica, ma non privo di fans, visto che qualcuno di loro ancora insiste per candidarlo al premio Nobel
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