Di Enrico Bucci – LINK
Senza la capacità di individuare per tempo i soggetti infetti non abbiamo alcuna possibilità di contenere il virus. Questo perchè nuovi focolai sono inevitabili, e a partire da quelli le persone possono trasportare il virus ovunque.
Proprio il fatto che molti soggetti si infettano e mostrano sintomi lievi, li mostrano dopo qualche tempo o non li mostrano affatto, significa che l’unica via è il test molecolare – cioè una qualche analisi che ci dica, al di là dei sintomi e della clinica, se uno è portatore o no del virus.
Tuttavia, l’unico test ad oggi disponibile per rivelare un’infezione in corso – il famoso tampone, seguito da PCR – richiede in Italia ancora tempi troppo lunghi; per non parlare del fatto che il numero massimo di test eseguibili in un giorno è limitato sia dai reagenti che dalla manodopera specializzata e dai laboratori necessari.
A conti fatti, siamo molto, molto al di sotto delle capacità diagnostica di cui abbiamo un bisogno disperato: i test sono insufficienti e i risultati arrivano tardi, e non solo in Lombardia. E’ indispensabile, prima che sia troppo tardi, migliorare su questo punto. Come?
Una prima possibilità è quella di cominciare da subito a sviluppare protocolli di pooling, di cui come ricorderete ho già scritto mesi fa: mettere insieme più campioni, fare un solo test, e se esce positivo rianalizzare uno per uno i soggetti raggruppati in quel test. In particolare, da oltre un mese negli USA FDA ha autorizzato una procedura per il pooling dei tamponi, che andrebbe immediatamente adattata al caso italiano e provata qui da noi. Qui i dettagli.
Una seconda, interessantissima possibilità, è quella di sostituire il test con tampone rinofaringeo con un test basato sull’analisi di un campione di saliva. In questo modo, il campionamento diventerebbe molto più semplice e più riproducibile, meno invasivo ed in generale anche più economico.Nella saliva, si può cercare come nel tampone normale l’RNA del virus: ci avevano provato mesi fa i francesi con scarsi risutati. Si perdevano un positivo ogni quattro, come documentato qui.
In questi giorni, tuttavia, FDA ha approvato un test di Yale, basato sempre sulla detection mediante PCR di RNA virale nella saliva, che ha una sovrapponibilità di circa il 94% con il “tampone” tradizionale, almeno sulla piccola popolazione di pazienti per la quale è stato testato. I risultati sono descritti qui.
Infine, nella saliva si può cercare invece dell’RNA virale la proteina spike del virus: è la via scelta da un gruppo italiano, che a maggio annunciò un test basato su questo metodo. Vi è un grandissimo vantaggio a cercare la proteina spike anzichè l’RNA virale: si può avere così un test che non richiede laboratorio, che può essere eseguito da chiunque ed in qualunque ambiente, e la risposta è immediata – un po’ come un test di gravidanza.Questo test aveva buona sensibilità – cioè pochi individui con il virus sfuggivano all’analisi; tuttavia non era così buona la sua specificità, vale a dire vi erano individui classificati senza virus che risultavano positivi al test. Se ne sa poco di più, e si sa che un’azienda cui è stato trasferito il progetto dall’università dell’Insubria – la NatrixLab – dovrebbe industrializzare ciò che è uscito dai laboratori; tuttavia da maggio non si hanno notizie, nè è stato pubblicato alcunchè oltre alle notizie allora disponibili (pubblicate anche su rivista). Le notizie divulgative di maggior dettaglio che ho trovato sono qui.
In queste condizioni, e soprattutto in vista della riapertura delle scuole e dei ritorni dalle vacanze, è assolutamente necessario che la diagnostica mediante tampone rinofaringeo non sia più il collo di bottiglia che permette al virus di invaderci di nuovo; nè le assurde e disarticolate normative per esempio per gli aereoporti possono rimediare al semplice fatto che non siamo attrezzati per effettuare abbastanza PCR nel tempo dovuto. Per questo, è urgente procedere alla validazione rapida delle tecnologie disponibili, vale a dire pooling e test salivari – magari prendendo in entrambi i casi in prima battuta le procedure autorizzate da FDA (che oltretutto sono poco costose) e poi, eventualmente, cercando di spingere sulla tecnologia alternativa che è in sviluppo in Italia, la quale, se dovesse funzionare, sarebbe davvero un game changer. Basta chiacchiere su rime buccali, inesistenti test negli aereoporti ed altre simili fesserie: concentriamoci sull’avere una diagnostica rapida, economica e soprattutto che non resti su carta.
E’ l’unica via, insieme alla prevenzione, per restare sereni ma vigili. Test rapidi ben funzionanti non servono solo a trovare gli infetti. Servono anche a rilasciare chi è guarito, senza costringerlo ad una prigionia prolungata ai domiciliari. Pensate bene a cosa chiedere al governo e alle istituzioni; e se lo credete, diffondete il messaggio che la diagnostica è una priorità.
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