di Gino Santini, da “Omeopatia33” del 12 gennaio 2024
Supponiamo che voi siate un Bruno Vespa qualsiasi e che vogliate parlare di omeopatia in una vostra seguita trasmissione serale. Se volete essere credibili verso i telespettatori di un servizio pubblico,sapete di dovervi rivolgere a personaggi seri e competenti che dicono come stanno veramente le cose e permettere a chi vi segue, anche se solo per cinque minuti, di farsi un’idea sull’argomento. Questo in un mondo ipotetico. Nella realtà, messo da parte anche quel minimo rigurgito di deontologia professionale e ben sapendo che in televisione la competenza fa scarsi numeri di audience, decidete di allinearvi docilmente agli ordini di scuderia del Mario Negri, istituto privato (è sempre bene ricordarci che non stiamo parlando dell’Istituto Superiore di Sanità o di AIFA) oltreché avamposto organizzato delle truppe anti-omeopatia.
È stato così che in quel freddo venerdì di dicembre al Bruno Vespa nazionale viene imposto un Giuseppe Remuzzi a caso, con le obbligate scarse conoscenze sull’argomento, ma sempre in grado di sciorinare con fare catatonico la solita, stucchevole pappardella di luoghi comuni sull’omeopatia. Per evitare sorprese viene anche prevista la presenza in studio del fustigatore, in modo da poter ulteriormente controllare il finto contraddittorio, con il difensore della categoria relegato in collegamento video, in questo caso Francesco Macrì, presidente Siomi, il solo che a differenza di altri ha avuto il coraggio di metterci la faccia ben sapendo la prevedibile difficoltà del ruolo.
L’elenco delle volute “imprecisioni” scorre fluido come il sangue di San Gennaro: partendo dall’immancabile e onnipresente effetto placebo che spiega tutto (probabilmente anche le sperimentazioni in vitro e su modelli vegetali!), passando per la risibile affermazione che non esistono pubblicazioni scientifiche sull’argomento, per finire con l’articolo del Lancet del 2005 che decretava la fine dell’omeopatia, ma ampiamente sbugiardato qualche anno dopo. Ci ha deluso la mancata menzione del report australiano. Attenzione, caro professor Remuzzi, lei mi sta perdendo colpi…
Per inciso, anche la critica scagliata contro le pubblicazioni scientifiche in campo omeopatico di non essere registrate in appositi elenchi viene poi in qualche modo ridimensionata affermando che non superano il 30%, quindi confermandone al contrario la presenza in un numero superiore a molti campi della ricerca convenzionale. L’incauta contraddizione però è stata prontamente interrotta dal conduttore che cavalcava la scelta – definita addirittura “devastante” dal soporifero Remuzzi – di Re Carlo d’Inghilterra relativa a un’omeopata. Poco importa se Michael Dixon, il medico in questione, è laureato a Oxford con esperienza ultraventennale nel Servizio Sanitario inglese.
Anche l’obiezione tutta remuzziana relativa a una omeopatia che pretenderebbe di curare tumori del colon, infezioni o diabete dimostra non solo la scarsa conoscenza delle documentazioni ufficiali emanate dalle società scientifiche del settore, Siomi in primis, ma anche – come fa giustamente notare Macrì – della sostanziale differenza tra una patologia lesionale e una funzionale, fenomeno ben conosciuto da ogni omeopata competente. Così come è riemerso, con la precisione di una cartella esattoriale, il solito falso discorso che chi si cura omeopaticamente abbandona le terapie tradizionali, in barba a qualunque consenso “omeopatico” sull’argomento; tutto a ulteriore conferma che il peggior sordo, quello che di proposito (o per ordini superiori) non vuole ascoltare, ce lo troviamo regolarmente contro in queste occasioni.
Alla fine sono stati calcolati in più di quattro milioni gli spettatori con quasi il 22% di share. Sono cifre che, oltre a confermare l’enorme disponibilità di risorse delle falangi anti-omeopatiche, hanno sicuramente soddisfatto Bruno Vespa del servizio reso (le risposte “tagliate” di Macrì sono lì a dimostrarlo), così come i vertici Rai e i mandanti di questa nefandezza mediatica, che di scientifico ha avuto solo la premeditazione di uno pseudo-confronto dal finale ampiamente previsto e prevedibile.
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