di Andrea Dei, su “Omeopatia33” del 13 marzo 2020
La comunicazione è senza titolo. E’ uscito in questi giorni un mio lavoro su Homeopathy (per ora online) dal titolo volutamente asettico e grigio piombo: “Experimental evidence supports new perspectives in Homeopathy”.
Non c’è nulla di nuovo, ma a mio giudizio contiene tanto che mi ha spinto a risottolinearlo. Che si voglia o no, l’omeopatia si è sviluppata senza tenere conto ne’ della natura chimica del medicinale omeopatico, ne’ del suo meccanismo di azione a livello biologico e sostanzialmente questa impostazione viene tutt’oggi mantenuta. Di fatto si ispira a un principio vitalista, come era di moda nel secolo a cavallo fra il Settecento e l’Ottocento, e nacque supportata dal successo ottenuto da Jenner con la vaccinazione, anche se, chissà perchè, alcuni omeopati recentemente hanno sposato l’ideologia no-vax.
Le conoscenze del tempo non permettevano di andare al di là dell’euristico e i residui dell’alchimia continuavano a sottendere l’esistenza dell’essenza o dello spirito che caratterizzava ogni sostanza. Berzelius, uno dei fondatori della chimica, agli inizi dell’Ottocento soleva dire che ogni soluzione a diversa concentrazione della stessa sostanza costituiva un individuo chimico diverso e gli omeopati di questo concetto hanno fatto tesoro. Poco importa se Hahnemann attribuisce alla succussione un processo di trasferimento di informazione: l’entropia ancora non era nata e molti omeopati continuano a interpretare la succussione in un modo che fa a cazzotti con la termodinamica elementare.
Nulla di male: ci sono anche degli spiritosi che non sapendo cos’è un oggetto quantico, spiegano l’omeopatia con la meccanica quantistica senza tenere conto che esiste la decoerenza che annulla la quantizzazione. Il che porterebbe un medicinale ad avere una vita di qualche miliardesimo di miliardesimo di secondo. Oppure c’è chi introduce improbabili domini di coerenza. Le amenità si sono sprecate e c’è chi continua a crederci in buona fede, come alla Befana.
La conseguenza di questa situazione è che quando i detrattori della disciplina sono scesi in campo, magari sotto la spinta interessata di qualche nano di Zurigo, facendo esercizio di contumelia e di dileggio, la risposta del mondo omeopatico è stata esitante, balbettante e poco persuasiva. La campagna che in Italia ha fatto Ricciardi e che sta facendo Burioni utilizzando tutte le televisioni basandosi su non-dati, non ha avuto una risposta efficace dagli omeopati e gli effetti si stanno vedendo.
Nel lavoro citato si sottolinea invece che quando la tecnologia ha permesso con l’uso della microscopia elettronica e dei DNA-array uno studio un po’ sofisticato del medicinale omeopatico e dei suoi effetti biologici, ne è venuto fuori un insieme coerente e convincente, che ovviamente i detrattori si son guardati dal far notare. E cancellando il concetto di medicinale omeopatico come “acqua fresca”, sottolineando per contro la presenza di un principio attivo a dispetto della diluizione, ha permesso non solo di costituire una piattaforma scientifica di dati incontrovertibili, ma di proiettare questi risultati in una prospettiva che rimuove un concetto statico di metodologia di cura, ridefinendolo in una prospettiva dinamica meritoria di sviluppo nel futuro. Perchè intrinsecamente i risultati sperimentali abbattono il vallo fra omeopatia e farmacologia tradizionale, definendo l’esistenza di una nanomedicina e giustificando l’istituzione di una medicina integrata, predicato da vent’anni dalla SIOMI.
Questo è il senso dell’articolo or ora pubblicato. Ma la gran parte del mondo omeopatico queste evidenze le ignora e preferisce continuare a questionare sul nulla al suo interno e col mondo della biomedicina. Metodo appropriato, anche perché la meccanica quantistica i medici non sanno cos’è, molti omeopati la medicina integrata la odiano e per chi ci deve metter i soldi soprattutto costa poco. Ha un pregio: quello di lasciare tutto nel vago. Ma questo è esattamente quello che vogliono Burioni e i suoi tifosi interessati per legittimare una ideologia totalitaria.
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