di Gino Santini, su “Omeopatia33” del 9 marzo 2018
Quanto meno sconcertante. E’ come se chi ci ha organizzato una gita al Louvre ci facesse vedere solo la Gioconda, oppure se in una gita a Roma ci facesse visitare solo il Colosseo. Ce ne sarebbe a sufficienza per trarre conclusioni di approssimazione, se non addirittura di incompetenza, su chi ha organizzato il tutto.
E’ questa la sensazione che ha lasciato la trasmissione “Presa diretta”, che il 3 marzo scorso ha voluto dedicare le proprie mediatiche attenzioni al fenomeno dell’omeopatia. Non che ci si aspettasse chissà quale risultato, vuoi perché scottati da analoghi avvenimenti simili, vuoi perché consapevoli che, se vuoi vivere tranquillo in Rai gestendo una situazione difficile, la migliore cosa da fare è limitarsi a seguire i luoghi comuni, che se non altro fanno tanto audience!
Deve essere stato questo il pensiero del conduttore della trasmissione, Riccardo Iacona, che forse potrebbe anche essere partito con l’idea di costruire un qualcosa di diverso dal solito, avendo tutte le informazioni giuste per farlo (di questo ne siamo certi!), ma che poi in un rigurgito di autosalvaguardia si è trasformato in un innocuo don Abbondio, si, proprio quello che diceva che: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.
E allora via, di servizio in servizio, sviscerando solo superficialmente il problema omeopatia ma senza dire cose nuove allo spettatore e con la certezza di non avere dato fastidio ai Soloni della medicina accademica estremizzata all’inverosimile; certo, non puoi non parlare dell’Ospedale di Pitigliano e non puoi non sentire il parere dei medici che hanno deciso “anche” di abbracciare questa disciplina, ma se poi lo spazio viene dominato da una conclusione già delineata in partenza, quella secondo la quale stiamo parlando esclusivamente di acqua fresca, allora abbiamo perso l’ennesima buona occasione di fare informazione scientifica corretta e non di parte.
Si è seguito, anche in questa trasmissione, lo schema solidamente impostato da un altro grande comunicatore scientifico, tale Angela Piero da Torino, che una volta raccolte tutte le informazioni relative all’omeopatia, decise volontariamente di scartare tutte quelle che affrontavano la questione a suo favore e impostò volontariamente una trasmissione a senso unico, utilizzando solo i dati negativi e i triti e ritriti luoghi comuni sull’argomento; era un Superquark dell’11 luglio del 2000, ma da allora nulla è cambiato nelle modalità di illustrazione mediatica dell’oggetto omeopatia, in barba a qualunque deontologia professionale sulla completezza e l’obiettività dell’informazione giornalistica.
Il nostro sogno nel cassetto? Quello di incontrare, un giorno lontano, un giornalista che parli di Medicina Integrata, quella che permette al medico di avere una “cassetta degli attrezzi” straordinariamente più capiente e utile per il paziente, senza pericolose estremizzazioni e integralismi. Oppure che faccia parlare un critico dell’omeopatia che però la conosca in tutte le sue sfumature; continuare a ignorare che in omeopatia si prescrivono anche medicinali che contengono molecole (perché ampiamente entro la fatidica soglia del numero di Avogadro), oppure che i medici che la praticano utilizzano correttamente, quando serve, tutto l’arsenale farmacologico convenzionale non porta acqua al mulino di una informazione corretta allo spettatore. Non solo. Sarebbe auspicabile evitare come la peste pseudo-commentatori di articoli scientifici che sbrigativamente ignorano quanto di buono viene faticosamente pubblicato in campo omeopatico e, magari, faremmo volentieri a meno anche dei contributi di un neurofisiologo qualunque che pretende di spiegare gli effetti positivi dell’approccio omeopatico esclusivamente con il tempo che si dedica ai pazienti durante la visita: simili affermazioni equivalgono ad ammettere che, oltre a non conoscere nulla della prassi omeopatica che porta alla prescrizione di un medicinale, si accetti una visione della medicina sempre più distaccata dalle reali necessità dei pazienti e sempre meno disposta ad avere tempo per ragionare in modo diverso su problematiche cliniche ancora inesorabilmente sul tappeto. Come se dei pazienti e delle cronicità che li affliggono avessimo capito tutto e non ci servissero fastidiosi medici incompetenti, non perfettamente allineati con la rassicurante impostazione dominante. Roba da Minculpop.
La conclusione, ovvia e fastidiosamente attuale, consiste nel ricordare ai numerosissimi pazienti che si ostinano a guarire dai loro problemi con l’omeopatia un sempre attuale Bertrand Russell che, a differenza della grancassa di regime, sosteneva che il problema del mondo era costituito da pazzi e fanatici arrogantemente sicuri di tutto quello che fanno, mentre i saggi sono sempre pieni di dubbi. Ma questo, al conduttore di “Presa diretta”, non sembra interessare più di tanto…
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