di Massimo Fioranelli, del 21 giugno 2020 – LINK
A volte il primo dovere degli uomini intelligenti è la riaffermazione dell’ovvio diceva George Orwell. Che il linguaggio e pensiero fossero interconnessi secondo l’accezione Vygotskijana lo avevamo intuito dalle contraddizioni di un lessico miserevole che abbiamo dovuto subire in questi mesi, da parte di chi doveva proteggerci e rassicuraci. Dopo aver messo in ginocchio l’intera societa’, oggi inizia a palesarsi quello che era ovvio. Il cosidetto tampone, o piu’ tecnicamente la RT-PCR, su cui si e’ basata tutta la diagnostica e l’epidemiologia di questa maledetta epidemia che per alcuni sembra non finire mai, non e’ affidabile.
La positivita (la probabilita’ di evidenziare malati) e la specificita (l’accuratezza di trovarlo positivo tra i malati) sono scarse; una metodica che non e’ stai mai validata durante questa pandemia. Il test, come disse il suo inventore Kary Banks Mullis, non e’affidabile, da solo, nella diagnosi di malattia infettiva, ma va contestualizzato sulle condizioni cliniche dei pazienti. Purtroppo siamo diventati una generazione di medici che hanno demandato tutto alla tecnica e non più alla clinica. Non sappiamo più gestire un malato e la sua malattia senza la tecnologia.
Sta’ di fatto che il mondo intero e’ stato bloccato da due elementi fondamentali: il tampone e la contagiosita’ degli asintomatici. Roberto Rigoli, primario del Laboratorio di Microbiologia di Treviso, oggi ci dice che in Veneto, nel mese di giugno sono risultati positivi 210 su 60.000 tamponi eseguiti. Di questi ben 199 erano positivi solo per alte amplificazioni; tradotto: una carica virale inesistente. Quanto minore e’ la carica virale, tanto maggiore e’ il numero di amplificazioni che servono per positivizzare il test, tanto meno c’e’ un rischio di trasmissione.
Da qualche tempo c’e’ bisogno di un numero maggiore di amplificazioni per poter trovare degli acidi nucleici che appartengono al covid19, anche se questi a volte rappresentano solamente dei residui del virus. Sembra che a Pavia la semina dei tamponi positivi su cellule in coltura sia risultata positiva su 4 campioni su 200. L’OMS, che si fa sempre piu’ fatica a citare per l’esponenziale perdita di autorevolezza, ci informa di aver scoperto l’acqua calda: per decretare la guarigione di un paziente non e’ necessario avere un tampone negativo, basta la negativita’ dei sintomi da tre giorni; cioe’ che stia bene.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanita’, dopo aver bloccato il mondo intero dicendo tutto ed il suo contrario, afferma che gli asintomatici difficilmente trasmettono la malattia. In effetti non e vero, perche’ dopo qualche ora, un altro esponente che abbiamo noi spedito all’OMS, il potentissimo Ranieri Guerra, ci dice il contrario e cerca di rassicuraci affermando che il pericolo non e’ terminato, i guariti possono riammalarsi, e che avremo certamente una nuova ondata pandemica: l’unica salvezza sarà il vaccino che, essendo attenuato, proteggera’ anche i guariti che non hanno sviluppato una reazione immunitaria con il virus vero; attendiamo con speranza. Lo ricordiamo ancora nelle liturgie funerarie delle 18 a reti unificate. Un uomo dalla grammatica raffinata, che con il suo ripetuto aggettivo “cogente” ci ha sempre donato quel senso di rassicurante presenza che ci serviva in un momento di disorientamento generale.
Il retore e’ stato uno degli artefici della Legge n. 119 sui 10 vaccini obbligatori; in assenza di un qualsivoglia palese conflitto di interessi, fu dall’allora Ministro della Salute Lorenzin direttamente cooptato dal consiglio d’amministrazione della Fondazione Smith Kline, la principale azienda produttrice di vaccini del nostro Paese, a ricoprire il ruolo di direttore generale della Prevenzione del Ministero e poi promosso all’OMS.
I problemi all’orizzonte sono tanti , ma il mio pensiero va alla scuola. Come possiamo accettare che l’infanzia e l’adolescenza, che non hanno avuto letalita’, siano cosi irresponsabilmente deturpate da norme fuori da ogni evidenza scientifica e dal buonsenso comune. In questo momento avremmo voluto un Giovanni Berlinguer o un Tullio De Mauro all’istruzione; ma purtroppo di uomini cosi competenti non ce ne e’ piu’ traccia.
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