di Maurizio Colantoni – LINK
Non mi piace postare troppo il mio privato su FB, un po’ per il lavoro che faccio in Rete e soprattutto quando ho a che fare con personaggi o personalità con cui collaboro direttamente. Questa volta però vorrei fare un’eccezione ricordando un episodio legato all’attività professionale svolta per il Maestro Morricone di cui, per tanti anni, ho curato con i colleghi di Starfarm, il sito ufficiale.
Era il 2003 e mi trovavo a Londra, seguendo Morricone in occasione di un suo concerto speciale (festeggiava i suoi 75 anni) al Royal Albert Hall.
L’opportunità di accedere al backstage del teatro mi regalò un istante, un magico fotogramma, che la memoria ogni tanto mi riporta a galla, sempre con lo stupore e l’emozione di allora; così come oggi, con stupore ed emozione, apprendo tristemente della scomparsa del Maestro.
A fine concerto mi trovavo a gironzolare per i camerini forte del braccialetto stretto attorno al polso che mi consentiva di accedere praticamente ovunque. Avevo con me, nella tasca della giacca, una macchina fotografica di cartone, di quelle usa e getta che si usavano fino a qualche anno fa. La portavo sempre con me per catturare immagini di posti e persone, un modo divertente ed appassionato di prendere appunti di viaggio. Oggi usiamo il cellulare; nel 2003 sopravvivevano ancora gli scampoli della pellicola.
Perdendomi tra i corridoi del backstage incrociavo il fermento del dopo concerto, tra i sorrisi gentili e fieri degli orchestrali o l’indaffarato meticoloso agitarsi delle maestranze intente a rimettere il grande Teatro in assetto per gli eventi futuri.
L’istinto mi condusse verso una porta socchiusa dietro la quale si distingueva una luce accesa. Non era un camerino ma una stanzetta, quasi un ripostiglio, fuori dai riflettori. Mi avvicinai e sbirciai incuriosito al di la della sottile linea che demarcava la porta dal battente.
Seduto, chino su un piatto di minestrina, vidi il Maestro Morricone che cenava, in tutta tranquillità, accanto a quello che in tutto e per tutto somigliava ad un altro gigante della musica del 900, John Williams. I due anziani, pacatamente, consumavano il frugale pasto come fossero stati due vecchietti in un ospizio di provincia, al tramonto, prima di vedere i titoli di un TG locale.
In quello spaccato di normalità si celavano tutta l’umanità e l’umiltà del Maestro. Si era appena concluso un grande concerto in cui, solo qualche istante prima, un’orchestra sinfonica, un coro di 200 elementi ed un pubblico entusiasta avevano terminato di intonare Happy Birthday to Ennio, diretti dallo stesso destinatario degli Auguri. Il tutto in uno dei templi della cultura mondiale, a termine di un concerto magnifico, di quelli che mentre ascolti la musica, se chiudi gli occhi, ti sembra di sognare. E e lui se ne stava li, come nulla fosse stato, a consumare la sua minestrina tiepida in compagnia dell’autore delle colonne sonore di Guerre Stellari e Indiana Jones (tanto per capire chi fosse John Williams) giunto fin li ad omaggiarlo.
In quell’occasione fui testimone del corto circuito tra la grandezza e la semplicità di un vero artista. Un momento di magia del quotidiano (o di quotidiano della magia, non saprei) da immortalare per sempre. Ma il killer instinct che mai dovrebbe abbandonare chi ama la fotografia e che mai in altre occasioni mi ha abbandonato, svanì. La macchina di cartone restò in tasca e la foto (che forse non solo per me) sarebbe stata una gran foto, rimase la foto non fatta. La grandezza di questa incredibile persona tuttavia rimase e tuttora resta impressa in quell’attimo di normalità sbirciata a capire come lo spessore di un grande artista si misura anche nello scoprirlo pasteggiare con una minestrina dopo un grande concerto.
Grazie Ennio, il Cielo ti amerà come ti abbiamo amato in Terra.
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