di Rolando Ciofi, su “PsychiatryOnLine” del 17 aprile 2015 – LINK
Il concetto di salute così come adottato dall’OMS nella sua carta fondativa del 1948 (salute definita come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia) pare ormai obsoleto ed è soggetto a sempre più pesanti critiche. Come ricorda il collega Fabio Leonardi, al quale mi sono ispirato per questa mia breve nota, già nel 2009 l’editoriale di The Lancet apre con l’affermazione categorica:
La salute non è uno stato di completo di benessere fisico, mentale e sociale. E non è soltanto l’assenza di disagio o infermità.
Scontato il fatto che la salute non possa essere definita solo come “assenza di malattia” (anche se, operazionalmente questa definizione organicistica ed ottocentesca si mostra ancora funzionale in ambito strettamente medico) vediamo perchè anche la definizione OMS, improntata al modello biopsicosociale (oggi a mio avviso superato), non sia più soddisfacente.
- Perchè la definizione, essendo utopistica (non esiste lo stato di completo e simultaneo benessere fisico mentale e sociale) genera un effetto paradossale. Nessun essere umano secondo tale definizione può dirsi sano. Dunque siamo tutti e sempre malati. Per definizione. Gli effetti del paradosso di definire la salute attraverso l’affermazione della sua inesistenza e di definirla dunque solo come “tendenza” o “propensione verso uno stato auspicabile” possono essere perversi. Uno ad esempio quello di legittimare l’ideologicizzazione delle professioni alla salute collegate (mediche, psicologiche e sociologiche). Implicitamente attribuendo a tali professioni una “mission” politica più che tecnica.
- Legare il benessere alla salute significa in automatico legare il malessere all’assenza di salute. Ma è evidente che le cose non stanno così. Una persona sorda può essere a suo agio in un ambiente rumoroso, viceversa nello stesso ambiente una persona sana proverà un senso di malessere. Peraltro lo stato di completo e totale benessere come ben noto alla psichiatria ed alla psicologia può talvolta essere sintomatico di stati che denotano una salute seriamente compromessa.
- La salute così come definita dall’OMS non risulta né misurabile né operazionalizzabile (come si misura, come si valida il completo stato di benessere?).
Ma se la definizione di salute alla quale da più di mezzo secolo facciamo riferimento appare così gravemente carente quali dovrebbero essere le coordinate per la definizione di un concetto di salute operativamente ed epistemologicamente più corretto? Una buona definizione dovrebbe:
- a) ribadire, come del resto universalmente accettato, il superamento del riduzionismo organicista;
- b) rendere lo stato di salute potenzialmente raggiungibile da chiunque (come abbiamo visto invece l’attuale definizione lo rende inaccessibile a chiunque);
- c) dare atto che una buona condizione di salute può comprendere sia stati di benessere che di malessere. In ogni caso non collegare l’idea di salute all’idea del benessere;
- d) affermare che la salute è un processo dinamico ed in continuo divenire;
- e) centrarsi sul rapporto tra l’individuo e l’ambiente, sull’idea di fronteggiare nel modo massimamente adattivo gli eventi della vita;
- f) evitare per quanto possibile (del tutto non lo sarà mai) di essere espressione di posizioni etico-morali (sarebbe bene che non entrassero, nè direttamente nè indirettamente nella definizione di salute idee quali felicità, voglia di vivere, voglia di lavorare, buoni sentimenti, buona educazione etc.. o virtù come rispetto, lealtà, coraggio, sincerità etc.);
- g) recuperare la dimensione soggettiva: la salute è anche autopercezione del singolo soggetto nei vari momenti della sua vita;
- h) essere operazionalmente misurabile.
Nel suo interessante volume il collega Leonardi propone una sua nuova definizione di salute (in linea con la più recente letteratura internazionale sull’argomento). Ma rimando i lettori più curiosi alla lettura del volume decisamente stimolante.
Quello che qui voglio dire è di essere rimasto convinto ed affascinato dalle argomentazioni suesposte e rafforzato nella mia personale convinzione che la salute sia una condizione di equilibrio (dinamico, dunque sempre nuovo, continuamente da costruire) tra il soggetto e l’ambiente (umano, fisico, biologico, sociale) che lo circonda.
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