I dubbi a senso unico dei soliti noti

di Gino Santini, da “HIMed Review” del 7 novembre 2025

C’era da immaginarselo che l’esecrabile morte di un quattordicenne con un serio problema oncologico curato esclusivamente con il cosiddetto “metodo Hamer” avrebbe gettato abbondante benzina sul fuoco mai estinto degli scettici anti-omeopatia ad ogni costo. Non ha fatto eccezione l’ineffabile Enrico Bucci che dalle pagine del Foglio del 29 ottobre ha provato ancora una volta a bacchettare i lettori che si curano con discipline complementari del grave errore che fanno. E per arrivare a questa conclusione non esita a buttare nel calderone tutta una serie di luoghi comuni, i soliti utilizzati da anni per screditare un mondo di professionisti seri e preparati, vittime di una consueta ed erronea generalizzazione che vuole colpevolizzare tutta una categoria per il comportamento idiota e sconsiderato di uno di loro.
Anche il fatto che alcune di queste discipline siano rientrate sotto l’ombrello normativo di “atto medico” e che siano stati costituiti Registri liberamente accessibili presso gli ordini professionali non viene vista dal Bucci come l’importante conquista di una responsabilità professionale e quindi di una ulteriore protezione per la sicurezza del paziente: queste rimangono (testualmente) delle baggianate dalle quali l’ineffabile senza macchia e senza paura ci deve difendere a spada tratta. E non è da meno, in quanto a competenze in declino, la giornalista che invece affibbia la colpa del decesso del quattordicenne interamente all’omeopatia: dire come in effetti stavano le cose non le avrebbe permesso di sciorinare il suo inconcludente quanto inutile contributo di stracciamento di vesti.
Tornando al Bucci furioso, neanche sul piano scientifico il nostro dimostra di cavarsela. Con un abile “cherry picking” (la tecnica che ignora tutte le prove che potrebbero confutare la propria tesi) seleziona articoli scientifici che dimostrerebbero la tesi “medicina integrata uguale pseudoscienza”. Strano che non siano saltate fuori anche le pubblicazioni (vi giuro che esistono!) dove si afferma con straordinaria sicumera scientifica che i medicinali omeopatici creano seri danni all’organismo. Si ricade nel solito errore di parlare in modo apparentemente competente di un qualcosa di cui non si conoscono neanche le basi più elementari: il termine “integrazione” viene identificato come sinonimo di sostituzione o deviazione dal percorso basato sulle regole dell’onnipresente EBM (Evidence Based Medicine), ignorando totalmente tutto il lavoro che ha fatto la Siomi con il Manifesto della Medicina Integrata (uscito quest’anno nella sua seconda edizione) e le competenze, queste sì vere e solidamente autentiche, di tutti coloro che hanno collaborato a tale iniziativa.
L’accusa di mancata efficacia, se non addirittura di interazioni negative (ma allora decidiamoci: queste discipline sono placebo o no?) questa volta si allarga, transumando dall’omeopatia a tutto il contesto della Medicina Integrata, con l’usuale metaforico corteo di torce e forconi. Il dubbio a senso unico di questi novelli Torquemada della ricerca scientifica questa volta non aiuta e non accompagna i loro ragionamenti, accecati da una visione riduzionista che si vuole come bussola sempre e comunque, e non soltanto, come invece auspichiamo dovrebbe essere, nei contesti clinici dove in effetti svolge il suo compito in modo utile e ineccepibile.
La luce in fondo al tunnel di questo tenace quanto anacronistico oscurantismo scientifico viene proprio dal mondo accademico, che sta cominciando ad affrontare questa problematica con corsi professionalizzanti (parliamo di Master e corsi di Alta Formazione) dedicati a tutte le figure del mondo sanitario, con contenuti verificati e validati dalle stesse pubblicazioni sventolate talvolta a sproposito e da una didattica che sempre di più si avvale della ricerca scientifica, sottolineando anche i limiti e gli eventuali lati negativi delle singole discipline. Esattamente il contrario di chi, invece, ha scelto di costruirsi una verginità professionale roteando la clava di una scienza che, fortunatamente, non può essere tirata per la giacca solo quando fa comodo da chi si vede come un faro che vuole illuminare il mondo ma che poi, in definitiva, non si accorge di essere sempre fermo e immobile sulla stessa scogliera.

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Direttore dell'Istituto di Studi di Medicina Omeopatica di Roma. Segretario Nazionale SIOMI. Giornalista pubblicista. Appassionato studioso di costituzioni e del genere umano.

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