di Andrea Dei, da “Omeopatia33” dell’11 dicembre 2020 – LINK
Ho visto di recente il prof. Garattini ospite di una nota trasmissione televisiva e non ho potuto fare a meno di ammirare la sua forma fisica e mentale che sta mantenendo dopo aver compiuto i 92 anni. Intatta è altresì la sua vis polemica come dimostra la nota apparsa di recente su Ricerca&Pratica, nella quale guarda caso, non avendo mai fatto un lavoro scientifico sul soggetto, spara nuovamente a zero sull’omeopatia, condannando prescrittori, produttori, spacciatori, utenti e istituzioni permissive, università, regioni e ordini professionali inclusi. Tutto questo appellandosi alla scienza, si fa per dire, che è qualcosa di non pertinente alla cultura italica.
A onor del vero la sparata non è frutto di senescenza, visto che dice le stesse cose da tanti anni e trova in alcuni epigoni, quali Burioni, gente disposta a fargli da coro. Devo riconoscere che in questo è aiutato da una parte del mondo dell’omeopatia, che si dà da fare con intimo compiacimento a darsi la zappa sui piedi, ma su questo Freud ha fornito ampie spiegazioni. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, visto che Garattini è fondatore e presidente di una istituzione prestigiosa quale il Mario Negri, che però nessuno ricorda essere una istituzione privata, che in linea di principio può perseguire l’interesse di privati e non necessariamente della collettività, come i media amano non sottolineare.
Il punto chiave è che l’omeopatia con il suo similia similibus curentur nasce più di due secoli fa come medicina delle risultanti, nel senso che si affida ai sintomi, che, come aveva anticipato Ippocrate più di duemila anni prima, altro non sono che tentativi di guarigione. Da un punto di vista concettuale non si è mossa da questo stadio iniziale, visto che non si è mai chiesta la ragione dell’efficacia di un certo medicinale, né tanto meno una qualche informazione sulla sua natura, tralasciando le spiritosaggini che vengono talvolta propugnate da qualche buontempone e che continuano a trovare terreno fertile nelle menti semplici di alcuni seguaci.
Tuttavia, è una medicina che ha spesso successo nella cura di alcune malattie croniche, tant’è che viene utilizzata da oltre seicento milioni di persone. La medicina ortodossa (cioè quella che Garattini pensa sia frutto della scienza) non è molto diversa. E’ estremamente più efficace dell’omeopatia come salva-vita, cioè quando si devono risolvere patologie acute, ma fallisce spesso sulle malattie croniche. Questo perché la cosiddetta “scienza” allo stato attuale non può andare molto oltre l’interazione farmaco-recettore, che si postula sia identico in ogni individuo. Tuttavia i vari Garattini dimenticano che l’evoluzione di tale interazione può essere diversa da individuo a individuo a causa sia della diversità genetica che della storia del paziente.
Quando i parametri condizionanti diventano troppi, il modello fallisce perché è sottodeterminato. Basta riconoscerlo, ma Garattini non ha mai sottolineato che l’efficacia di un farmaco tradizionale non vada oltre il 40% o circa il 60% se si accettano effetti collaterali. A conti fatti anche la farmacologia ortodossa altro non è che una medicina delle risultanti, anche se è vero che, a differenza dell’omeopatia, esiste una vastissima letteratura di supporto. Ma questo non giustifica l’accusa di ciarlataneria che Garattini è uso prodigare a chi non la pensa come lui, anche se probabilmente giustifica gli interessi di chi lo sostiene.
Il punto nero è tuttavia nella prospettiva scientifica (lui che parla impropriamente di scienza) e nel tentativo di giustificare una monocrazia di pensiero. In un recente articolo ho sottolineato i risultati delle ricerche scientifiche degli ultimi dieci anni, riguardanti sia la natura del medicinale omeopatico che i suoi effetti biologici. Dispiace che i collaboratori di Garattini non glieli abbiano segnalati: al contrario di quello che lui erroneamente crede, un farmaco omeopatico contiene sempre una quantità rilevante di principio attivo anche quando è ultradiluito e ha sempre effetti biologici, come dimostrano i test su DNA-array, che giustificano il suo uso terapeutico. L’apprenderlo gli eviterebbe di fare figuracce come sta facendo con i suoi esempi inappropriati.
Per di più non c’è mistero: il meccanismo di azione dell’omeopatia segue il principio dell’ormesi, che è condizionato dall’esistenza dell’omeostasi, come predicato dalla SIOMI da quindici anni. Se Garattini non fosse accecato dalle fotte e dalle foie della sua crociata anti-omeopatia, avrebbe trovato in questi lavori degli spunti di grande interesse per lo sviluppo della medicina futura e per l’interesse della collettività. Ma forse questo è chiedere troppo, visto che a questa visione si oppone anche una parte del mondo omeopatico, forse perché l’aspirazione a diventare babbani, insegna Harry Potter, ha un fascino irresistibile…
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