di Massimo Fioranelli – LINK
Credo sia il caso di domandarci se ci sia stato qualcosa di positivo in questa pandemia, epidemia, o qualsivoglia vocabolo volessimo usare per definire questa tragedia che stiamo vivendo.
Diceva Fritz Albert Popp che la scientificita’ non serve a nulla quando essa si esaurisce nell’osservanza di regole che ognuno interpreta diversamente; in effetti in questi mesi abbiamo assistito ad una Babele di narrazioni, ipotesi, analisi, punti di vista; tuttavia molte domande ancora non hanno trovato risposta.
Questa cosidetta pandemia, mai certificata dall’OMS, rappresenta un fallimento scientifico ed un indubbio successo mediatico. La creazione di una allarme sociale dalle proporzioni mai viste prima; l’imposizione di norme antiscientifiche e devastanti per la salute e la psicologia umana.
Uno dei più grandi quesiti irrisolti e’perché questo virus in alcuni paesi è diffusissimo mentre in altri e’ quasi impercettibile; come mai in alcune regioni la mortalità è così alta ed in altre inesistente; cosa governa la diffusione del virus?
Premesso che questo virus non e’ mai stato isolato e che i test per identificarlo sono del tutto inattendibili dal punto di vista clinico, cerchiamo di fare qualche riflessione.Non e’ certo una questione di clima, considerato che quattro dei paesi più colpiti dal Covid-19 come Stati Uniti, Perù, Iran e Gran Bretagna, hanno delle temperature ambientali completamente diverse. Quando a Wuhan è scoppiato il primo focolaio di Covid-19, la temperatura media era intorno allo zero. Ora in India, uno dei paesi con l’aumento di casi più spiccato, la temperatura e’di 30 gradi a Mumbai e 33 a Nuova Delhi. A Manaus il clima e’umido e tropicale, negli Emirati Arabi secco ed afoso, paesi che presentano curve epidemiologiche molto simili. Nemmeno l’età media sembra fornire qualche risposta in più. Il Giappone che e’ contraddistinto per la popolazione piu’ longeva al mondo ha totalizzato meno di 18mila casi e mille morti, mentre il Brasile (eta’ media 31,2 anni) sta’ vivendo effetti devastanti.
Per qualche ingenuo il lockdown ha fatto la differenza: la nostra nazione che ha temporaneamente sospeso tutte le liberta’ costituzionali ed i diritti civili, ha dissennatamente comunicato al mondo intero numeri disastrosi in termini di diffusione e mortalità. In India, il lockdown è stato proclamato molto precocemente quando si contavano pochissimi casi. Nonostante ciò, è al quarto posto nella classifica dei paesi con più contagi e con una curva sempre più insidiosa. Vietnam e Myanmar, i paesi più aperti nelle politiche di contenimento, sembrano essere stati risparmiati: poco più di 600 casi e soli sei decessi. Il Giappone, con un approccio similmente blando, non è stato cosi duramente colpito e la curva dei contagi è tendenzialmente stazionaria. Quindi anche il Lockdown non ha mostrato alcun effetto protettivo; lasciate in pace i diritti umani e costituzionali.
L’inquinamento e’ stato tirato in causa come cofattore di diffusione del virus. E’ vero che USA, Cina, India, Russia, Iran, Brasile, Messico sono nelle prime posizioni per inquinamento come per contagi: ma i dati sono troppo eterogenei. Il Cile, il settimo paese più contagiato al mondo, è appena 50esimo nella classifica dei più inquinati ed il Perù, sesto tra i contagi, è addirittura 70esimo per inquinamento. Taiwan, un’isola di poco più di 200 km2, con cinquanta milioni di passeggeri nel 2019, e’ inquinatissima (31esimo per emissioni di Co2), ha registrato solo 446 casi e 7 morti. Una cosa e’ pero’ certa: abbiamo assistito al definitivo crollo di tutte le certezze che molti di noi avevano comunque da tempo perso: OMS, ISS, Ministero della Salute, AIFA, le societa’ scientifiche, riviste considerate prestigiose, FDA, la medicina basata sulle evidenze, Univerita’, virologi, comitati tecnico-scientifici.
Dio e’ morto e con esso il paradigma dominante della medicina moderna, che seppur efficentissima nelle malattie acute, ha percorso un paradigma esasperante nel trattamento dei sintomi e non del paziente, ed ha di fatto peggiorato lo stato di salute della popolazione.
Che il re fosse nudo lo abbiamo percepito quando eminenti filosofi della scienza, spaventati da una malattia che non conoscevano, autoproclamatesi esperti di una patologia che non hanno mai curato, non avendone neanche i titoli per farlo, abbiano cosi miserevolmente dimostrato al mondo intero di non possedere neanche i fondamentali per discutere di una infezione e della sua epidemiologia. Accecati da una paura insostenibile, hanno assecondato la sospensione dei diritti umani e di quelli costituzionali, senza che questo avesse alcun beneficio sul contenimento dell’epidemia e, di fatto, peggiorando lo stato di salute di un intera popolazione.
Oggi guardare le immagini che vengono dal nostro parlamento non ci fa presagire nulla di buono: tra populisti ed oltranzisti rischiamo una deriva autoritaria, foriera di annichilimento dei diritti costituzionali.
“Anche in piena fase di emergenza da coronavirus, il sistema istituzionale e giuridico resta quello previsto dalla Costituzione, nella quale non c’è spazio per alcun diritto speciale in tempi speciali… la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali”.
on sono parole mie ma di Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale. Nessuno andrebbe a lezione di felicità da un maestro di pessimismo, ma siamo costretti a farlo; come disse Schopenauer nel suo saggio “L’arte di essere felici” e nel pieno della sua pessimistica convinzione della vita, l’essere umano oscilla tra la noia ed il dolore; ma il dolore ha un suo limite; il posto nella nostra mente e’ limitato ed ad un certo punto si esaurisce; ed il grande filosofo di Danzica, nella sua eudemonica ci esorta a cavarcela con l’aiuto del prezioso strumento di cui madre natura ci ha dotati: l’ingegno. Cari filosofi della scienza, usatelo in silenzio e liberatevi dalla paura; la popolazione, che non ha i vostri pregiudizi, lo fara’ da sola.
Questa tragedia, cui e’ difficile darle anche un nome, per gli imperdonabili errori della scienza medica, ha bisogno di paradigmi nuovi per essere interpretata; questa potrebbe essere l’occasione per farlo. Nel 1981 nel Centro Ricerche Mediche dell’Accademia delle Scienze Sovietica di Novosibirsk fu eseguito un esperimento chiamato di Alma-Ata. Due culture cellulari furono poste in contenitori isolati, separate da diaframmi di vetro, uno normale ed uno al quarzo. In una delle due colture venne indotta un’infezione virale. Dopo un certo tempo, le colture cellulari venirono analizzate con il microscopio elettronico. Quando si usava il diaframma di vetro normale (impermeabile alla luce ultravioletta), nella coltura cellulare separata da quella infetta non si riscontrano segni di infezione. Quando invece si usava il diaframma di vetro al quarzo, che è permeabile alla luce ultravioletta, si riscontrano segni di infezione anche nella coltura cellulare separata. Evidentemente le componenti ultraviolette favorivano la trasmissione dei virus. Su oltre 10.000 esperimenti condotti, si è osservata una riproducibilità dei risultati pari all’80%. Il fattore discriminante tra le due condizioni sperimentali è dunque la presenza o meno di contatto ottico. In altri termini attraverso la luce veniva trasferita l’infezione.
Questi risultati sono in linea con quelli ottenuti dalle più recenti ricerche di Montagnier, con la differenza che l’agente elettromagnetico impiegato non era più la luce visibile, ma campi elettromagnetici di frequenza di qualche migliaio di Hz registrati nell’acqua. Questi dati costituiscono un esempio di trasporto elettromagnetico delle istruzioni per la produzione di strutture biochimiche. Che il DNA sia un antenna e come tale si comporti, e’ un dato ormai scientificamente acquisito. Ma si sa, per i filosofi della scienza la fisica quantistica, quando applicata alla biologia, e’ roba da ciarlatani.
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